giovedì 9 gennaio 2014

Parole "codice rosso"


Ormai non solo gli animali sono in via d'estinzione, ma anche le parole della nostra amata lingua italiana. Basta pensare, infatti, a tutti quei vocaboli che ormai sono caduti in disuso e a tutti quelli che, ogni giorno, vengono "storpiati" nel linguaggio dei SMS. Perfino il termine "desueto" ha visto ricadere su di sé il suo stesso significato, entrando nella lista di tutti quei termini destinati a finire nel dimenticatoio.
Sempre più spesso i vocabolari vengono aggiornati con le nuove parole del cosiddetto slang giovanile, termini derivati molto frequentemente dall’inglese che, in seguito, hanno subito “un’italianizzazione”, mentre parole come uggioso, astruso o obsoleto vengono relegate in un libricino in allegato in cui si possono trovare, appunto, tutte queste espressioni definite in via d’estinzione.
Naturalmente, è logico che una lingua viva subisca dei cambiamenti, ma non per questo bisogna accettare la sua atrofizzazione, il fatto che stia perdendo tutte quelle innumerevoli sfumature che ci permettevano di esprimere ogni concetto nel migliore dei modi. Oggi, invece, ci si accontenta di “farsi capire”, riducendo al minimo sindacale il lessico utilizzato, sia nello scritto che nel parlato. L’uso improprio della parola “coso” nelle sue varie accezioni, da sostituto di un nome proprio o di un oggetto, è un chiaro esempio di come questa nostra “pigrizia linguistica” stia impoverendo la lingua italiana, di per sé  molto ricca e complessa.
Il problema principale che nasce da questo fenomeno di trasformazione della lingua, definito, in modo molto ottimistico, evoluzione, è la conseguente impossibilità di esprimersi con precisione, diventando così facilmente manovrabili. “Ma io non intendevo dire questo!”, ci si lamenta, allora, quando qualcuno, furbescamente, approfitta della mancanza di correttezza nelle nostre esposizioni, per rigirare il discorso a suo favore. Proprio a questo serve un lessico vario! A rendersi inattaccabili e a non dare a nessuno la possibilità di fraintendere ciò che si vuole dire. Per questo motivo non bisogna accettare passivamente questo abbassamento culturale, promosso, molto spesso, dalla televisione, che tende a mandare in onda programmi lobotomizzanti di scarso contenuto logico, ma, piuttosto, cercare di riscoprire e riportare alla luce tutti quei termini minacciati dalle ombre dell’oblio.
 

Le trasformazioni e i cambiamenti sono naturali e accettabili, ma cerchiamo di non dimenticare le “pietre miliari” della nostra lingua italiana.

 

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